Briciole di navigazione (Internet e i suoi biscotti)

I cookie: migliorare l’esperienza o creare valore aggiunto per le aziende?

Accettare o non accettare: questo è il dilemma. Una serie continua di banner con questa domanda appaiono durante la nostra navigazione in rete. Una volta risposto, diamo il via (o meno) all’azione dei cookie. Ma cosa rappresentano questi elementi che balzano alla mente sotto forma di biscotti con gocce di cioccolato? Cerchiamo di capire cosa sono e perché, ad esempio, dopo averli accettati sul sito di un ristorante giapponese ci appaiono pubblicità di sushi sulla nostra pagina social.

I cookie – così come riporta il sito del Garante della privacy – «sono stringhe di testo che i siti web visitati dagli utenti o siti diversi, archiviano all’interno del dispositivo terminale dell’utente, perché siano poi ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva». In altri termini, sono pezzetti di nostre informazioni che vengono conservati dal proprio browser (Google Chrome, Mozilla Firefox, Internet Explorer, Safari, ecc.) e agevolano la navigazione in rete, rendendola più facile. Ad esempio aiutano l’utente a memorizzare i propri dati quando compila un modulo, oppure fa ritrovare i prodotti inseriti nel carrello degli acquisti online anche dopo che quella pagina è stata chiusa (cookie tecnici).

Questi «biscotti» (il termine deriva da «magic cookie», usati già negli anni '80 per aumentare l’identificazione di un client presso un server) servono anche per osservare l’utente e le sue abitudini online: le ricerche fatte, le preferenze nella scelta di articoli di abbigliamento o cibo a domicilio, gli acquisti effettuati, in quali fasce orarie consulta i siti, qual è la lingua utilizzata. Questi sono definiti cookie di profilazione. Altro esempio: se cerco spesso «musica classica» sui portali che propongono video, il sito mi suggerirà nei riquadri di anteprima una serie di clip che contengono, appunto, quel genere musicale. Oppure, su un altro sito, potrebbe apparire un banner con la pubblicità di un pianoforte in vendita o i biglietti per assistere all’Opera.
Si tratta, in questo caso, di accettare il trattamento di dati che potrebbero essere utilizzati anche da terzi (e quindi non solo dal sito su cui clicchiamo il nostro «accetta») per finalità commerciali. L'analisi sistematica di dati o statistiche, il cosiddetto Data analytics, permette alle aziende di implementare il proprio business. Quelli che in prima battuta appaiono solo elenchi e numeri, se interpretati nella maniera corretta, si trasformano in informazioni strategiche per sviluppare la propria incisività in termini di digital marketing.

Ma tutto ciò a cosa serve? E, soprattutto, è rischioso per i miei dati?
Per muoversi serenamente in un sito web, è importante accertarsi della presenza di Cookie policy e Privacy policy: due documenti fondamentali.
Il primo elenca, infatti, il tipo di cookie raccolti consentendoci la possibilità di cancellarli autonomamente e singolarmente dal nostro browser;
il secondo descrive le motivazioni, i fini e le regole di ingaggio (nel caso dell’Italia secondo le specifiche del Garante della privacy e del GDPR).

Le recenti normative, infatti, di cui lo stesso Garante tutela l’esecuzione, stabiliscono che per buona parte dei cookie occorre l’accettazione dell’utente. Questo non è necessario per i cookie tecnici, che appaiono sempre più importanti perché senza di essi molti siti non potrebbero funzionare al meglio o garantire operazioni sicure (come le attività di home banking: pagamento di bollette, accesso al proprio estratto conto). Servono, in sintesi, a fornire un servizio richiesto dall’utente e «non vengono utilizzati per scopi ulteriori».

Caso diverso per i cookie di profilazione. Per questi invece è necessario il consenso dell’utente «dopo essere stato informato con modalità semplificate» e tali dati servono a «inviare pubblicità mirate, misurare l’efficacia del messaggio pubblicitario e adottare conseguenti strategie commerciali». Da qui, come strumento utile per le aziende, occorre avviare un processo per ricavare informazioni dai dati che vengono estratti, trasformati e centralizzati. I dati grezzi devono essere resi leggibili, trasformati in insights utili e assimilati dai management aziendali per prendere le migliori decisioni possibili, anche in tempo reale. Analisi e motivazione su bilanci, territorialità, sapere dove intervenire. In altre parole, generare valore aggiunto dai numeri.

Cosa ci rimane quindi di tutto questo?
Per tutti noi che navighiamo in rete, valgono sempre i concetti di conoscenza, consapevolezza e informazione. Un singolo clic, come abbiamo avuto modo di vedere in questo excursus, indirizza infatti in modo mirato ogni singolo passaggio successivo nel disegno del nostro percorso di navigazione, in termini di contenuti, pubblicitari e non.

E per le aziende, la necessità di doversi affidare a strumenti validi che restituiscano da un lato ai loro utenti la garanzia che i dati personali vengano trattati secondo le disposizioni tutelate dagli organi competenti (pena importanti sanzioni pecuniarie) e dall’altra che aiuti loro a comprendere al meglio i fenomeni, le scelte e gli scenari. Con l'obiettivo, sull'analisi di queste informazioni, di costruire soluzioni o prodotti sempre più vicini alle esigenze del mercato.