Ferie, settima corta e meno stress. Solo un miraggio?

L’analisi dei dati e le strategie di gestione del personale durante le vacanze

Il caldo torrido di questi giorni è un chiaro esempio di come il clima, a livello globale, stia continuando a cambiare. Le istituzioni internazionali, da tempo, hanno avviato una serie di misure e progetti per contrastare questo fenomeno. In questi giorni si fa spazio la proposta di aggiornamento del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) avanzata dal governo italiano alla Commissione europea, basata su settimana corta di lavoro e potenziamento dello smart working. Provvedimenti finalizzati a ridurre spostamenti e trasporti, con conseguenti emissioni, razionalizzare consumi ed energia. Il piano, da approvare entro giugno 2024, punta al superamento del 40% dei consumi finali lordi di energia, entro il 2030, in tema di fonti rinnovabili.

Un grande cambiamento per l’Italia in ambito di analisi e gestione del personale. Qualche azienda sta sperimentando la settimana corta, o ridotta, ma il nostro Paese resta un po’ lontano dai test effettuati, con successo, all’estero. Paesi Bassi (32.4), Austria (33.7), Norvegia (34.1), Danimarca e Germania (34.6) sono in fondo alla classifica dell'orario settimanale di lavoro medio in Europa. In sintesi, sono i luoghi in cui si lavora di meno. E – aggiungiamo – probabilmente meglio. Dagli ultimi dati di Eurostat, ufficio statistico dell'Unione europea, l’Italia si piazza a 36.2 ore. In Inghilterra una delle sperimentazioni più grandi: 61 aziende per 6 mesi hanno lavorato 4 giorni alla settimana. Dai risultati, analizzati dall’università di Cambridge e dal Boston College, è emerso che il 71% dei dipendenti ha dichiarato di aver ridotto lo stress, con una diminuzione del 65% di giorni di malattia.
Tornando a casa nostra, alcuni esempi sono rappresentati da Banca Intesa e la previsione che i dipendenti degli uffici lavorino 9 ore su 4 giorni, con il giorno libero in più scelto dai lavoratori che passerebbero da 37.5 a 36 ore alla settimana. Poi Mondelēz International (gruppo operante nel food) che, in Italia, dà la possibilità di suddividere le ore su 4.5 giorni e fruirne 2 di smart working. Inoltre, fanno sapere, la possibilità di pianificare le ferie «individualmente e senza chiusure imposte dall’azienda».

Già, le ferie. Questa estate sarà un esperimento sulle nuove modalità di distribuzione delle risorse umane per tutta la durata dell’anno? Cosa accade nelle aziende quando c’è buona parte del personale in vacanza? Possiamo chiedere aiuto al digitale?

Dalla comunicazione online alla gestione dei progetti, dall'automazione dei processi all'outsourcing, il digitale si rivela un valido alleato. Le aziende possono garantire la continuità operativa, mantenendo elevati standard di qualità e rispondendo alle esigenze dei clienti. Ad esempio l'adozione del cloud computing consente di archiviare e accedere ai dati in modo sicuro e flessibile, in maniera tale che chi resta in ufficio può attingere e continuare le attività senza intoppi. Processi come l'elaborazione delle transazioni, la gestione delle scadenze e l'invio di report possono essere automatizzati. Il digitale offre strumenti di project management che consentono di pianificare le attività e garantire che i progetti procedano senza interruzioni.
Inoltre esistono software di gestione delle risorse umane che, monitorando dati relativi alla forza lavoro (assenze, ferie e malattie), creano piani ottimizzati. Alcuni esempi sono SAP SuccessFactors, Workday, BambooHR e ADP Workforce Now. L'analisi dei dati, rivelando tendenze e modelli, consente alle aziende di pianificare con anticipo le risorse e adottare strategie proattive per mitigare gli effetti della carenza di personale.

Se una fetta di aziende riesce a godere del riposo estivo principalmente nel mese di agosto (servizi professionali, consulenza, edilizia, istruzione, tessile), ce ne sono altre che invece aumentano le attività. Oltre al facilmente immaginabile settore turistico – di cui abbiamo parlato la scorsa settimana – tra chi «non va in ferie» c’è la Gdo (grande distribuzione organizzata). In particolare, ci sono dati interessanti che riguardano quella che viene definita «distribuzione moderna»: aziende che operano in un contesto tecnologico e di scelte di consumo in continua evoluzione, garantendo il rispetto delle filiere, dei collaboratori e delle leggi. Fanno parte ipermercati, supermercati, libero servizio, discount, cash&carry, grandi magazzini e superfici specializzate nei prodotti non alimentari. Secondo una ricerca Nielsen IQ, questa distribuzione, solo nei giorni dal 26 giugno al 2 luglio 2023, ha registrato un aumento di fatturato del 5,61% rispetto allo scorso anno.

La lista delle attività che non chiudono in estate è molto estesa. Solo per citare alcuni esempi l’industria, il manifatturiero o i servizi essenziali (sanità, igiene urbana, trasporti), ricorrono a turni di ferie rotativi. Il principio di base è che per garantire una corretta gestione dell'estate al lavoro, è essenziale pianificare in anticipo. La comunicazione tempestiva e chiara con il personale è fondamentale. Ed è importante distribuire al meglio, per evitare sovraccarico per i dipendenti in servizio, valutare capacità e risorse disponibili, ottimizzare i processi per una produttività sostenibile. Più che una scelta aziendale, appare chiaro come il periodo di ferie sia scelto in base alla tipologia di cliente finale.

E anche se in ritardo, sudate, sperate o, a volte, rinviate, le ferie arrivano. Un relax che però genera altre domande: se i negozi sono chiusi, le vendite online aumentano? E le App che ruolo giocano in questa calda partita? Ne parleremo nel prossimo articolo…