Il selfie dell'Ultima Cena e l'intervista a Garibaldi

L’intelligenza artificiale e i suoi poteri. Intanto torna Chat GPT in Italia, ma resta il braccio di ferro con il Garante della privacy

La cosa più incredibile è che in molti si siano domandati: «ma è vero?». Immagini così fedeli e credibili che lasciano il dubbio se quel selfie scattato da Napoleone a Waterloo, da Cleopatra nell’antico Egitto o addirittura da Gesù nell’ultima cena, sia effettivamente una ricostruzione. Non si tratta dell’abilità di un ritrattista, ma di una ricostruzione grafica ad opera dell’intelligenza artificiale. E nell’ultimo periodo, in Italia, il dibattito è ampio tra la cosiddetta AI (Artificial Intelligence), i dati personali e il Garante per la privacy.

Partiamo con la definizione, anche se una sola potrebbe non bastare, di intelligenza artificiale. Si potrebbe identificare come la capacità di un dispositivo di imparare e di eseguire compiti tipici delle funzioni umane, come il pensiero. In tal senso, la AI sviluppa sistemi hardware e software che servono a far “ragionare” una macchina. Esempi pratici, alla portata di tutti, sono Siri di Apple o Alexa di Amazon. Inoltre le aziende possono utilizzare l'intelligenza artificiale per analizzare i dati sui loro clienti e i relativi acquisti, per fornire raccomandazioni personalizzate e migliorare l'esperienza del consumatore.

L’esempio di intelligenza artificiale al momento maggiormente al centro dell’attenzione è Chat GPT. Si tratta di un modello basato sull'architettura GPT-3.5 sviluppata da OpenAI, società statunitense. Di fatto, una sorta di chat che l’utente (umano) intrattiene con un interlocutore virtuale, il quale risponde in maniera rapida e precisa agli interrogativi posti. ChatGPT può elaborare input in diversi formati: testo, voce e immagini, ed è in grado di fornire informazioni su svariati argomenti. Ecco perché qualcuno ha provato a chiedere un’intervista a personaggi storici, ricevendo risposte sì sorprendenti, ma frutto di dati ricevuti e rielaborati. E quindi ci si è ritrovati, ad esempio, a fare domande a Garibaldi sulla spedizione dei Mille e leggere le sue risposte

L’aspetto di maggiore rilievo è che questo strumento “impara” dalle conversazioni precedenti e si adatta alle esigenze dell'utente. Molti addetti ai lavori lo identificano come un motore di ricerca innovativo, che potrebbe addirittura mettere in discussione lo strapotere di Google. Questo perché ChatGPT fornisce una risposta dettagliata e cucita addosso all’utente. Un motore di ricerca qualsiasi (Google incluso) presenta come risultato una serie di link di altri siti da cui l’utente dovrà cercare la soluzione più utile. L’intelligenza artificiale, di fatto, utilizza un approccio qualitativo (accuratezza, completezza, coerenza) delle informazioni inserite, agendo in pochi istanti secondo modelli ed algoritmi di interpretazione efficacie.

Fulcro di questo sistema è l’elaborazione di dati. E questo aspetto è stato al centro del recente provvedimento del Garante della privacy che ha sospeso Chat GPT in Italia per «raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori» si legge sul sito istituzionale, fissando a fine aprile scorso una sorta di “ultimatum” alla OpenAI per adeguarsi alle normative nazionali in tema di protezione dati. Inoltre «il Garante rileva la mancanza di un’informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI e l'assenza di una base giuridica che giustifichi raccolta e conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi della piattaforma».

Un braccio di ferro durato poche settimane, perché qualche giorno prima della scadenza fissata dal Garante, la società proprietaria della chatbot ha provveduto ad adeguarsi, in buona parte, a quanto richiesto e ChatGPT è tornato attivo anche in Italia. In sintesi, adesso è presente l’opzione per eliminare la cronologia della conversazione con l’intelligenza artificiale e quindi, se cancellati dall’utente, questi dati non verranno utilizzati dal sistema per affinare il proprio algoritmo. Questione età: il servizio è consentito dai 13 anni in su. A tal proposito, è stato reso più immediato il sistema di richiesta dell'età ai fini della registrazione, ma non basta. L’autorità ha richiesto un’ulteriore procedura che possa escludere l’accesso agli utenti più piccoli della soglia consentita, non in possesso del consenso dei genitori. OpenAI deve anche predisporre un’informativa in cui siano illustrate modalità del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGPT e i diritti attribuiti a utenti e interessati.

Il capitolo Garante-ChatGPT dunque sembra tutt’altro che chiuso. In attesa di ulteriori sviluppi, che sicuramente non mancheranno, c’è chi teme che l'AI possa sostituire gli esseri umani in alcune professioni, riducendo posti di lavoro, oppure possa essere utilizzata per la manipolazione di informazioni o la sorveglianza di massa. Dubbi, legittimi o meno, dei quali parleremo in un prossimo articolo.