L’intelligenza artificiale ci sta rubando il lavoro?

Chat GPT (e non solo) nel mercato dell’occupazione, tra colleghi e competitor

Cercare lavoro è difficile. Trovarlo lo è ancora di più. La concorrenza aumenta, le possibilità sono limitate, la competizione è alta. Al di là della singola preparazione, competenza, titolo di studio conseguito, si gioca una partita ad armi pari? Nella corsa per ottenere il tanto agognato posto di lavoro, ci sono solo candidati «umani» o bisogna fare i conti anche con competitor digitali? Per svolgere un determinato ruolo sono sufficienti le proprie capacità o dobbiamo rinunciare e lasciare spazio alle forme di intelligenza artificiale?

I dubbi, e probabilmente le paure, non mancano. Una delle più discusse forme di intelligenza artificiale è Chat GPT. Questo è un modello di linguaggio in grado di produrre testi coerenti e convincenti, sollevando il dibattito su una possibile sostituzione del lavoro umano, perché il sistema è in grado di rispondere a una vasta gamma di domande e fornire informazioni tempestive e accurate. Inoltre questa IA può essere addestrata per acquisire sempre più conoscenze. Una capacità di apprendimento continuo, sicuramente molto più rapida ed efficiente di quella di qualsiasi lavoratore umano.

Ma quali sono i settori lavorativi più occupati dalle Chat GPT? Una serie di esempi concreti si ritrova nell'assistenza clienti, consulenza aziendale, creazione di contenuti. Includendo poi l’intelligenza artificiale di altre forme, allora il raggio di azione potrebbe mettere i brividi e scoraggiare chi invia curriculum dalla mattina alla sera.
Molte aziende utilizzano chatbot basati sull'IA per offrire assistenza clienti automatizzata: operatori virtuali in grado di rispondere a domande e fornire supporto, ad esempio per risolvere problemi legati al gestore telefonico o alle utenze domestiche. In ambito sanitario l’intelligenza artificiale può analizzare radiografie, tomografie computerizzate, risonanze magnetiche e diagnosticare malattie con una elevata precisione. Nella consulenza aziendale ed elaborazione dei dati, gli algoritmi possono categorizzare automaticamente i dati grezzi provenienti da diverse fonti, svolgendo il ruolo di analisi ed estrazione di modelli e tendenze. Ciò consente alle aziende di identificare opportunità o problemi da affrontare. Passando all’industria manifatturiera, robot e sistemi automatizzati sono impiegati per l’ottimizzazione della produzione, nei trasporti e logistica l’operatore digitale si occupa di pianificazione delle rotte e guida automatizzata con sensori e machine learning.
A fortificare il nuovo – anzi, già attuale – orizzonte del lavoro c’è uno studio del Parlamento europeo. Uno dei dati recita che «il 14% dei posti di lavoro nei paesi dell’Ocse (57 stati membri) è automatizzabile. E un altro 32% dovrebbe affrontare cambiamenti sostanziali» (www.europarl.europa.eu).

Quindi è una gara già persa? Il lavoratore artificiale prende(rà) il posto di quello umano? Alla base di questa risposta qualche piccolo, ma assolutamente fondamentale, elemento di base: empatia, intuizione, creatività, comprensione morale. Tutte peculiarità che l’intelligenza artificiale non ha e che certamente non potrà mai avere.
L'assenza di anche solo una di queste, ad esempio nelle risposte di Chat GPT, secondo alcuni commentatori influisce negativamente sull'esperienza degli utenti, specialmente in situazioni emotivamente complesse o sensibili.
Passando in rassegna gli ambiti precedentemente elencati, spetta solo ai medici interpretare e comunicare i risultati ai pazienti, prendere decisioni cliniche complesse e fornire un supporto emotivo, l’operatore manuale è essenziale nelle fabbriche per la supervisione e il controllo qualità, i consulenti aziendali sono fondamentali per fornire consigli personalizzati, tenendo conto del contesto e delle preferenze individuali dei clienti, è necessario un autista umano per la guida dei veicoli e la risoluzione di imprevisti sul tragitto pianificato. A questi si affiancano settori in cui l’apporto di qualità e capacità umane appare invalicabile, come arte, cultura, editoria, pubblicità, intrattenimento: la creatività umana è difficile, se non impossibile, da replicare. L'interpretazione delle emozioni, l'ispirazione sono elementi che richiedono una comprensione più profonda della condizione umana, che l'IA attuale non può raggiungere. L’intelligenza artificiale non può avere capacità di stabilire relazioni interpersonali significative, alla base di psicologia, assistenza sociale, istruzione. Arrivando poi ad ambiti come la ristorazione: esistono innumerevoli robot da cucina o macchinari automatizzati (come il recente distributore che prepara la pizza), ma la manualità e la cura forniti da un cuoco non sono paragonabili a quelle di matrice artificiale.

La soluzione, ammesso che questo rappresenti un problema, potrebbe essere riconducibile ad un sano ed efficiente senso dell’equilibrio. Vale a dire, imparare a convivere con l’interazione uomo-macchina. L’intelligenza artificiale può occuparsi di alcune mansioni, liberando il personale umano e consentendogli di concentrarsi su compiti più complessi e creativi. Sono innumerevoli i casi in cui l'AI e l'uomo possono collaborare in modo sinergico per ottenere risultati migliori. Come sta accadendo in questo momento: senza il motore di ricerca, l’algoritmo o il richiamo social che ti ha consentito di arrivare al sito di SevenData, probabilmente non avresti mai letto questo articolo scritto, te lo garantiamo, da un autore umano...