Soggiorno, cucina o… ufficio

Lo smart working tra agevolazioni del Pnrr e protezione dei dati

C’è chi lo chiama «agile», lo definisce «flessibile» o lo qualifica «da remoto». Traduzioni in italiano a parte, ormai è conosciuto dalla stragrande maggioranza degli interessati (e non) con il suo nome originale: «smart» working. Oppure, per dirla ancora in salsa tricolore, meglio noto con la formula «lavorare da casa».

Un fenomeno già presente da tempo, ma che negli ultimi anni ha visto un’accelerata bruciante, e un miglioramento, a livello globale. Merito (o colpa?) della pandemia da Covid-19, l’isolamento forzato, il lockdown e la riduzione dei contatti personali, una serie enorme di aziende pubbliche e private hanno deciso di adottarsi di questo strumento e di prolungarlo, anche dopo il superamento della fase più grave dell’emergenza sanitaria. Lo smart working si riferisce alla pratica di svolgere il proprio lavoro sfruttando la tecnologia e la connettività, per essere operativi da qualsiasi luogo e in orari diversi da quelli tradizionali, fuori dall’ufficio o dalla sede di riferimento.
Questa evoluzione della rivoluzione nel metodo di lavoro comporta, come tutto, vantaggi e punti da migliorare. Le aziende, ad esempio, possono ridurre i costi operativi legati agli spazi fisici e alla logistica. Con meno dipendenti in ufficio, possono diminuire i costi legati agli affitti e risparmiare sulle spese di gestione degli edifici. Inoltre, lo smart working può consentire di ampliare il bacino di talenti, permettendo alle aziende di assumere professionisti senza limitazioni geografiche. Avvalendosi quindi di personale altamente specializzato, anche se fisicamente distante dal proprio centro operativo.

In questi giorni in cui il dibattito sul Pnrr si infiamma tra maggioranza e opposizione, passando per i controlli della Corte dei Conti, le notizie che trapelano dalla Commissione Europea e le missioni del Governo italiano a Bruxelles, c’è da sottolineare che anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza promuove attivamente il lavoro da remoto.
Sono previste infatti agevolazioni per le aziende che adottano questa modalità. Una delle principali è il sostegno finanziario per l'adeguamento tecnologico delle imprese, con l'obiettivo di migliorare l'accesso alla connettività e alle infrastrutture digitali. Questa misura include investimenti per l'implementazione di soluzioni di telelavoro sicure e affidabili, come l'acquisto di attrezzature e software specifici. Inoltre, il Pnrr prevede incentivi fiscali per le aziende che favoriscono il lavoro da remoto, come la deducibilità delle spese sostenute per la fornitura di strumenti tecnologici e connessione Internet al domicilio dei dipendenti. Queste agevolazioni possono aiutare le imprese a investire nella digitalizzazione e a promuovere la flessibilità lavorativa.

La sicurezza dei dati è una priorità nello smart working. Le aziende devono fornire strumenti e soluzioni per garantire la protezione dei dati sensibili e prevenire eventuali violazioni della sicurezza: ciò include l'utilizzo di software di protezione antivirus e firewall per proteggere i dispositivi dei dipendenti da minacce esterne. Il tutto dovrebbe essere disciplinato da politiche di sicurezza rigorose, come l'autenticazione a due fattori e l'utilizzo di password complesse, per garantire l'accesso sicuro ai dati aziendali.

Una migliore digitalizzazione dell'impresa consente di ottimizzare le operazioni, migliorare la comunicazione, aumentare l'efficienza e sviluppare nuovi modelli di business. Il Pnrr prevede un piano formativo volto a sostenere la digitalizzazione (www.italiadomani.gov.it/.../digitalizzazione-e-innovazione.html), che punta a fornire le competenze necessarie per abbracciare la trasformazione digitale in modo efficace ed efficiente. Di questo, però, ne parleremo in un successivo articolo.

Ma nello smart working ci sono solo luci? Così come in tutte le attività, specialmente professionali, le ombre non mancano.
Se da un lato il lavoro da casa è assolutamente equiparato a quello in sede (cliclavoro.gov.it/.../smart_working), offre vantaggi sulla riduzione dei costi operativi e registra un miglioramento della produttività, maggiore soddisfazione e conciliazione tra vita privata e professionale, è importante riconoscere che ci sono anche aspetti negativi da prendere in considerazione.
Tra questi, la tendenza all'isolamento. La mancanza di contatto diretto con i colleghi può portare a una diminuzione del senso di appartenenza e collaborazione, rendendo più difficile lo scambio di idee e l'innovazione. Un altro punto da analizzare è la difficoltà nell'impostare confini chiari tra vita privata e professionale. Quando il lavoro viene svolto da casa, diventa più complicato staccare e creare una separazione tra i due ambiti. Questo può portare a una costante disponibilità lavorativa, con il rischio di un eccessivo carico di lavoro e stress.

È importante che le organizzazioni e i lavoratori riconoscano questi aspetti e agiscano insieme attivamente per affrontarli. Un equilibrio sano tra lavoro e vita privata, la promozione di iniziative di team building virtuali (e, perché no, anche reali) e una comunicazione chiara possono senza dubbio contribuire a garantire un'esperienza positiva nello smart working.