Tra il dire e il comprare c'è di mezzo il...digitalizzare

L’acquisto online diventa «esperienza» grazie al Data Driven

Osservare, scegliere il prodotto e pagare. Se queste tre semplici azioni fino all’altro giorno bastavano per acquistare quello di cui avevamo bisogno, oggi potrebbero non essere più sufficienti. Se ci troviamo in un negozio online, capita sempre più spesso di dover far fronte a moduli, schede da compilare, richieste di inserimento e trattamento dei propri dati. Una volta completata questa operazione, successivamente potremmo visualizzare sui nostri cellulari o computer, durante la navigazione in rete, annunci di prodotti simili a quelli acquistati, banner di pubblicità con offerti e sconti, offerte speciali nel settore che abbiamo precedentemente ricercato. Perché accade questo? Cosa mette in moto questa macchina dopo che ho sbarrato o premuto il famigerato «Accetta»?

Durante un acquisto in rete, l’utente potrebbe imbattersi in un modulo da compilare e quindi dover inserire una serie di dati che serviranno non solo al mero pagamento, ma anche a inviare una serie di informazioni che possono essere utilizzate da chi ci richiede il trattamento. Questo avviene per migliorare l’esperienza di vendita, ma soprattutto lasciare una traccia che parla di noi, del nostro acquisto, tenore di vita, flussi di cassa: tutti elementi che fanno aumentare globalmente il Data Quality a disposizione delle aziende che lavorano in questi settori. Queste possono migliorare la qualità delle informazioni presenti nei database attraverso strumenti che si avvalgono di intelligenza artificiale.

Sicuramente operazioni del genere rappresentano una grande comodità per il cliente che, specialmente nelle transazioni bancarie online, non deve recarsi fisicamente allo sportello per effettuare un bonifico o pagare una bolletta. In pochi passaggi, di solito tramite la propria App di home banking, si esaurisce il tutto. Proprio per questo sentiamo sempre più parlare di «digitalizzazione» per gli acquisti, che comunque soffrono ancora della diffidenza dell’utente. Anche se secondo un report della IBM U.S. Retail Index, i mesi più difficili caratterizzati dalla pandemia da Covid-19 hanno portato a un’accelerazione di 5 anni dell’e-Commerce (il commercio elettronico).

A tal proposito, si potrebbe immaginare che i dubbi sull’acquisto online potrebbero essere legati anche all’origine dell’acquirente, alla sua provenienza. In tal caso, e in attesa dei numeri del 2022, le rilevazioni del 2021 dicono che la regione con più acquirenti online è il Lazio (16%) seguita da Lombardia (15%), Puglia (12%), Toscana (10%), Emilia Romagna (8%) e Campania (7%) secondo Osservatorio Mondoretail. Appare una fotografia di un'Italia abbastanza omogenea, le cui abitudini di acquisto in rete rendono le regioni trasversali.

Inoltre ci sono da considerare i tantissimi vantaggi che l’operazione in rete propone: il confronto tra prodotti simili a quello desiderato, un raffronto in tempo reale dei prezzi dello stesso prodotto tra venditori diversi, valutare un bene sostitutivo rispetto a quello inizialmente desiderato. Il più delle volte tutte queste opzioni non occorre nemmeno cercarle, perché vengono proposte direttamente all’utente che ha accettato una serie di “cookie” (ne parleremo meglio in un prossimo articolo) che personalizza la propria esperienza in rete. Situazione similare accade anche in ambito aziendale, potenziando le azioni di Data Driven per conoscere il profilo sociodemografico dei propri clienti, della concorrenza e dei fornitori ottimizzando la crescita e limitando rischi e costi.

Al di là del tipo di prodotto acquistato, appare dunque importante conoscere le varie destinazioni che i nostri dati possano prendere. Sempre con la consapevolezza che quello che stiamo facendo o accettando può servire ad aziende e professionisti del settore per migliorare le proprie performance e, perché no, anche i servizi a favore dei clienti.