Un Piano che va troppo piano?

Le opportunità del Pnrr per piccole e medie imprese: serve una marcia in più

«Il 94% degli italiani non ha alcuna idea di quali siano i progetti finanziati dal Pnrr nel proprio territorio». Immediato, diretto. E, certamente, anche tagliente. Il dato è emerso da una recente indagine realizzata dall’Istituto Demopolis sulla percezione e conoscenza dei cittadini sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I risultati sono significativi: tra i quesiti posti, il 52% degli intervistati giudica che le risorse previste dal Piano, assegnate all’Italia dall’Unione Europea, non saranno spese nel modo giusto. Alla domanda «Teme che una parte dei fondi del Pnrr per l’Italia possano andare persi per i ritardi del nostro Paese ad utilizzarli?», la risposta del 61% è: «Sì».

Ma cosa rappresenta questo acronimo tanto dibattuto sui media e nei salotti della politica e, forse, ancora poco tra la gente?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è un programma strategico varato dal governo italiano, presentato ufficialmente nell’aprile del 2021, con l'obiettivo di promuovere la crescita economica e favorire la ripresa del Paese dopo la crisi causata dalla pandemia da Covid-19. Un maxi impianto da oltre 191 miliardi di euro a disposizione (fonte www.italiadomani.gov.it). Alla base è costituito da investimenti e riforme frutto di un accordo tra Italia e istituzioni europee. Finanziato con il Recovery and Resilience Facility dell'Unione Europea, mette a disposizione risorse per i Paesi membri al fine di promuovere la ripresa e favorire la transizione verso un'economia più sostenibile e digitale.

Il periodo più difficile causato dall’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio, e in troppi casi anche chiuso, soprattutto le piccole e medie imprese che rappresentano la parte più significativa dell’economia italiana. E proprio per dare sostegno e rilancio alle Pmi, il Pnrr rappresenta un'opportunità unica per accedere a finanziamenti agevolati e ottenere risorse per crescita e innovazione.
Nel primo caso, sono a disposizione strumenti finanziari che consentono alle piccole aziende di ottenere prestiti semplificati, contributi e garanzie per sostenere progetti di investimento e sviluppo. Questo facilita l'accesso al credito e riduce i costi finanziari, consentendo alle imprese di realizzare i propri piani di crescita. Nel secondo ambito, la digitalizzazione, il Pnrr offre opportunità di finanziamento specifiche, per progetti legati a questa tematica. Le piccole aziende possono beneficiare di risorse per implementare tecnologie avanzate, migliorare la produttività e l'efficienza, sviluppare competenze digitali.

Oltre a queste due macro aree, le zone d’intervento per le piccole e medie imprese sono molto ampie. Lo sviluppo delle infrastrutture locali: investimenti per connettività Internet ad alta velocità, potenziamento dei trasporti pubblici e riqualificazione urbana. Agevolazioni fiscali come il cosiddetto «super ammortamento»: beneficiare di una maggiorazione delle deduzioni fiscali per gli investimenti in beni strumentali nuovi e quindi ammortizzare un'importante parte dei costi degli investimenti nel breve periodo. Credito d'imposta per ricerca recuperare parte dei costi per progetti di innovazione e sviluppo tecnologico. La riduzione degli oneri contributivi per le nuove assunzioni , facilitando l'ingresso di nuovo personale e incentivando la creazione di occupazione.
Le aziende interessate hanno la possibilità di presentare progetti (definendo obiettivi, budget, tempistiche e modalità di implementazione) e rivolgersi, a seconda della linea di intervento, al sito web del Ministero dell'Economia e Finanze, organo responsabile del coordinamento e dell'attuazione del Pnrr in Italia, alle amministrazioni locali e regionali, alle Camere di commercio e associazioni di categoria.
Variante fondamentale è il tempo. O meglio, le scadenze. Nell’oceano di numeri e possibilità del Pnrr, c’è da distinguere le scadenze di rilevanza europea e quelle di rilevanza italiana. Le prime sono concordate con le istituzioni della Ue, con la Commissione che ogni 6 mesi verifica il conseguimento delle azioni. Le seconde sono passaggi intermedi, che definiscono in modo più puntuale il cronoprogramma. Su larga scala, il Pnrr prevede un periodo di attuazione di sei anni, dal 2021 al 2026. In questo arco di tempo i progetti specifici devono essere pianificati, avviati e completati entro le scadenze stabilite.
Puntualità al centro dell’acceso dibattito di questi giorni, alimentato anche dal “Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti (www.corteconti.it). Tra i vari punti: «Dal 1° gennaio al 4 maggio 2023, le pubbliche amministrazioni italiane dichiarano di aver speso 1,2 miliardi di euro dei 222 totali (spalmati nel giro di cinque anni)». Inoltre, per l’anno in corso, sono 100 le scadenze del Pnrr da rispettare (il doppio del 2021) tra milestone (obiettivi intermedi) e target (obiettivi finali).
A gettare acqua sul fuoco, al momento, è il commissario Ue Paolo Gentiloni: «La terza rata del Pnrr arriverà. In termini assoluti l’Italia è il Paese che riceve più quattrini» ha commentato durante il Festival dell’economia di Trento, aggiungendo che «dobbiamo essere consapevoli che nei prossimi mesi, 2023 e 2024, la parte fondamentale del programma dovrebbe svilupparsi e per noi è una sfida consistente». Una sfida su cui si gioca il presente e il futuro della nostra economia. Ed è vietato sbagliare.